La sua ultima apparizione pubblica risaliva a giugno 2025, quando partecipò alla festa per i 120 anni di storia del Perugia. Nonostante fosse visibilmente provato dalla malattia, l’allenatore di origini napoletane non si era soltanto consegnato all’affetto del pubblico, che aveva intonato a lungo il suo nome: Giovanni Galeone – scomparso domenica 2 novembre a 84 anni – aveva dispensato con rara lucidità consigli e suggerimenti alla nuova proprietà del Grifone, oggi precipitato in Serie C.
È morto Giovanni Galeone
Aveva tutto per definirsi un maestro, ma ha preferito calcare i campi di calcio da sincero anarchico: Giovanni Galeone – morto all’ospedale di Udine all’età di 84 anni – non ha conquistato trofei nella sua ultratrentennale carriera di allenatore. Ha però fatto molto di più: conquistare il cuore degli appassionati con il suo gioco spregiudicato, specchio di una vita densa di passioni e di piaceri (la fama di rubacuori lo ha sempre inseguito).
Modesto centrocampista nelle serie di retroguardia del nostro football, il tecnico napoletano – era nato in riva al Golfo il 25 gennaio 1941 – si è consacrato dall’altra parte della barricata, applicando sul terreno di gioco la rivoluzione dell’Arancia meccanica di Rinus Michels: un calcio marcatamente offensivo, del tutto incurante dei tatticismi, delle palle buttate in tribuna e dei sofismi catenacciari.
Anche per questo – direte voi – Giovanni Galeone non ha vinto alcunché. Eppure, pochi come lui possono dire di aver divertito ed esaltato il pubblico. Lo sanno bene a Pescara, dove ha conquistato due promozioni in Serie A, nel 1987 e nel 1992, allenando una formidabile genia di campioni, da Leo Junior a Massimiliano Allegri, che ha sempre avuto un debito di riconoscenza per il suo maestro (sebbene il suo calcio non sia altrettanto affascinante e visionario).
L’Adriatico (nel senso del mare e dello stadio) gli ha procurato le maggiori soddisfazioni della carriera. Non le uniche, però: dopo un brusco esonero a Pescara (e una squalifica per una presunta combine ordita dai suoi giocatori al termine del campionato cadetto 1990-91), Galeone colleziona a metà anni Novanta due promozioni di fila a Udine e Perugia.
Udine è stata la sua ultima piazza
Di lì in avanti, più spine che gloria per l’allenatore che – in netta controtendenza con i suoi colleghi – leggeva i classici della filosofia e della letteratura e coltivò una bellissima amicizia con Pier Paolo Pasolini: esonero a Napoli nel 1997-98 – annus horribilis per gli azzurri, retrocessi fragorosamente in B; esonero a Pescara nel 2000-2001, dove cercò invano di ricreare la magia di un tempo. Infine, l’ultimo giro di giostra a Udine, la sua vera patria: con la squadra in piena bagarre salvezza, Galeone risolve brillantemente l’enigma al termine della stagione 2005-2006. Nei fatti, il capolinea di una carriera senza compromessi né indulgenze. Insomma, un uomo vero (non a caso, era conosciuto con l’epiteto di Profeta) in un mondo popolato di primedonne. E non è un caso che le grandi lo abbiano sempre corteggiato, ma alla fine non abbiano mai puntato su di lui.
Alla famiglia di Giovanni Galeone le condoglianze della direzione e della redazione di ItaliaSport24.



















